giovedì 23 aprile 2009

APRILE, OGNI GOCCIA UN BARILE.

Stasera ho trovato la forza di scrivere.
Da quando ho aperto il blog, più per sperimentazione che per altro, è stato un susseguirsi e di eventi tumultuosi.
Se non fosse per il correttore i firefox quanti errori di ortografia commetterei.
Gli errori di ortografia sono qualcosa di cui mi vergogno molto. Così come mi vergogno del fatto che sono solito mangiarmi le unghie.
E' curioso come entrambi questi difetti scaturiscano dall'infanzia.
E' curioso parimenti come volente o nolente questa tematica è lo scalpello che sta tirando fuori la figura dal blocco di marmo.
E lo scalpello da solo fa ben poco.
Senza il martello non si può imprimere la forza necessaria.
Martellate a diversi ritmi. Con diverse intensità.
Il braccio comandato dal cervello. Il braccio deve essere allenato e la mente deve essere lucida.
Quanti fattori in questo processo. Che possono tramutarsi in variabili.
Il pensiero si frammenta come le briciole del pane spezzato.
..prese il pane, lo spezzò e rese grazie...

Reminiscenze del Catechismo. Il sacramento dell'Eucarestia.
Le schegge di pensiero sono quindi qualcosa di Divino?
Probabilmente si. Negli stati altalenanti della vita bisogna capire quale sia l'oscillazione massima.
Consentita.
C'è chi dice che una grande elasticità mentale sia una qualità. Altri sostengono che sia un difetto.
Sta di fatto che quando arriva il terremoto il tutto viene giù con i movimenti sussultori. E non con quelli oscillatori.


Forse è troppo ora. So solo che la mia mente è scappata a ritrovare dopo mesi di latitanza i "for a minor reflection". Un gruppo islandese ascoltato a Reykjavik quest'estate in una piazza.
Sembra che il destino sia beffardo come al solito.
Saranno dove dovrei essere io nel periodo in cui dovrei esserci anch'io.
Sorrido.
Come al solito.

Potrebbe servire..


Quasi dimenticavo: stasera tornando dal lavoro a cavallo della mia vespa sul cavalcavia della Magliana un panorama insolito mi ha affascinato.
Un cielo plumbeo, grigio piombo in maniera uniforme avvolgeva quasi tutto l'aere sopra la città.
Sfumava poi in un cielo sereno cobalto. Era l'imbrunire. Sarebbe piovuto da lì a poco. E così è stato.
Gocce piene e pesanti.
Impossibili da non sentire.
Difficili da sopportare.
Ma d'altronde si sa:

"Ad aprile, ogni goccia è un barile."

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